C'è una quarta area esperienziale che appare come luogo di maturazione nella vita adulta e come potenziale soglia di fede. È tutto quello che riguarda l'appassionarsi e il compatire. Qui possiamo mettere l'attrattiva del bello e del buono: lo sport, la musica, l'arte, la politica come amore alla polis, il proprio lavoro... Al rovescio, questa attrattiva o passione diventa compassione e quindi appello al coinvolgimento quando ci si trova di fronte al brutto e al cattivo, cioè al volto sfigurato dell'umanità. Possiamo collocare qui il volontariato, i gesti di solidarietà, l'impegno per la giustizia, la lotta per i diritti umani, l'impegno per la salvaguardia del creato e la denuncia per tutto quello che distrugge, la scelta di stili di vita sobri e solidali. Impegnarsi per il bello e il buono, spendersi per togliere ogni bruttura e lenire ogni ferita: questo è il terreno della passione e della compassione. È dunque nuovamente il terreno dell'amore, non più come complicità e reciprocità (affetti), ma come cura per la vita.
Che sia una soglia potenziale di fede è evidente. Moltissime persone, anche molto semplici, che dicono di non credere si appassionano e si impegnano per l'umano. Ognuna di queste passioni e compassioni è un potenziale luogo di rivelazione e di svelamento di un Dio che si è fatto umano, che si è appassionato di ciò che è umano, che si è lasciato sfigurare il volto (Veronica) perché venga restituito a tutti il proprio volto. In Gesù Dio si è rivelato il Dio del Bello e del Buono e, nel suo Spirito, continua nella storia a impegnarsi per rendere il mondo bello e buono. È la parola della Guadium et Spes («Chi segue Cristo diventa pienamente umano»). Siamo anche nel cuore della prospettiva pastorale di questo decennio, la vita buona del Vangelo.