1. Generare e lasciar partire

L'esperienza del generare riguarda il tempo della vita nel quale si diventa papà e mamme e tutto il tempo successivo dell'educazione dei figli. Si è genitori (si mette al mondo qualcuno) e si diventa padri e madri (li si educa alla vita).

Si tratta di un'esperienza di due nascite: quella di un figlio e quella di una donna e un uomo che sono generati dal figlio come padri e madri (la bidirezionalità del cordone ombelicale). Nasce una creatura ma rinascono diversamente due altre creature.

La questione del senso si affaccia in modo forte, sia come eccedenza (la vita è un dono, non la possiamo dare e non ce la possiamo dare), sia come difetto (un bimbo è fragile, esposto alla morte).

Anche la tensione tra "generare e lasciar partire", che dura ormai tutta la vita perché un figlio resta in casa a tempo indeterminato, è esperienza di crisi, di ridefinizione costante, di acconsentimento.

Tutto questo diviene anche soglia possibile di fede, perché un bambino può "ri-svegliare" un adulto a una vita che va oltre, che va verso "l'oltre", può aprire ad esperienze umane vissute in profondità, può far emergere interrogativi esistenziali assopiti. Un bambino con la sua semplicità e il suo abbandono risveglia atteggiamenti dimenticati, quali la fiducia, il senso di figliolanza, la gratuità, la grazia. Un bimbo può far riscoprire la paternità di Dio e l'atteggiamento di essere figli che dipendono da lui anche quando siamo nel pieno delle forze.

Si può aggiungere che con le loro domande i bambini mettono allo scoperto l'autenticità della propria vita e la rinviano alle sue ragioni profonde, vere. Non si può ingannare un bambino.



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